“Che bella casa!” Questo complimento riempiva mio padre di orgoglio e soddisfazione perchè era il riconoscimento dell’impegno e della ricerca che lui aveva messo nel progetto della casa di famiglia.
Mio padre aveva il pallino per le vecchie case, le case tradizionali e le case in pietra di Langa. Così ne progettò una che richiamasse alcuni elementi caratteristici del territorio: i muri in pietra e il balcone coperto con archi.
Le case rurali, le vecchie cascine immerse nelle nostre campagne, avevano una bellezza spontanea. Erano in armonia estetica e funzionale con il paesaggio circostante, con i cortili e le “tòpie” (pergole), le stalle e le legnaie, le vigne e i “ciabot” (casotti), i pozzi e i forni.
Le case di paese dei nostri borghi erano invece più ornate. Di queste mio padre sottolineava gli eleganti cornicioni, gli architravi delle finestre, i loggiati, i comignoli, i decori in laterizio, i portoni in legno intagliati. E dall’architettura tradizionale aveva tratto spunto per la scelta dei materiali: pietra, legno, mattone, ferro, cotto.
Di tutta l’architettura storica lui ammirava il Bello. Puro e semplice, e con la maiuscola. E, soprattutto, avrebbe voluto in qualche modo tutelarlo. Perchè in molte zone della nostra penisola il patrimonio architettonico e naturale è andato irrimediabilmente perso. Non conosco le cause specifiche, ogni epoca ha la propria sensibilità, ma già negli anni della mia infanzia si sentiva la necessità di documentare il fenomeno per stimolare un cambiamento e buone prassi costruttive.
Anche se i tempi sono maturati, non so dire se questo cambiamento sia avvenuto in modo sostanziale. Credo che gran parte dell’architettura originale dei luoghi dove sono cresciuta sia andata persa o si è snaturata. Infatti è difficile rintracciarne le presenze.
Per questo penso che il meraviglioso territorio che ci circonda, e che riguarda tutte le bellezze della nostra penisola, meriti sempre, oggi come ieri, occhi innamorati.
Ma questa non è la storia di una scomparsa, bensì la storia di come io, fin da bambina, ho fatto mia la consapevolezza del valore di un patrimonio insieme al rammarico della sua perdita. Perchè difficilmente si può parlare di questa architettura senza parlare di valore e, soprattutto, di bellezza. Una bellezza da conservare e rendere contemporanea.
Ma che cosa è il bello? Domanda complicata o, meglio, non è semplice trovare la risposta. Forse il bello è come l’amore: ne scrivono artisti, filosofi e pensatori da millenni e, nonostante ciò, una risposta definitiva non esiste (grazie a Dio). Ma il bello c’è. O dobbiamo dire… c’era?

Perchè questo nome
Questo blog si chiama “Un posto bello”. Perchè “posto” e non “casa”? Perchè trovare un proprio habitat ha a che fare con l’intimo senso di appartenenza di ognuno, con una dimensione di benessere personale che passa anche per quella spaziale. Un posto bello è sentirsi a posto, è trovare un proprio posto nel mondo.